Al Dsèvod. Una storia oltre la maschera.
Pensare al Carnevale ci riporta alla mente soprattutto le maschere, i coriandoli, le stelle filanti.
Forse però non tutti sanno che le maschere, sia quelle legate alla commedia dell’arte come Arlecchino e Colombina che quelle allegoriche, hanno una storia antica ed un significato importante.
La maschera di Parma è Al Dsèvod, Tutti noi lo conosciamo per averlo visto almeno una volta. Ma in quanti ne conoscono le origini e la storia?
L’origine più accreditata è quella riportata da Renzo Pezzani, che dopo lunghe ricerche raccontò di un servitore di un nobile, tale Salati, che intorno al 1620, per fare uno scherzo, venne mandato al posto del suo signore a partecipare ad una sfilata.
Qui, nei panni di un altro, il Salati poteva interpretare il ruolo che più gli piaceva, e dire qualunque cosa.
Le sue “interpretazioni” continuarono e lui, sempre per prendere in giro gli altri ed anche sé stesso, si fece chiamare, in contrapposizione col suo cognome, “l’insipido”, che è appunto la traduzione di al dsèvod in dialetto parmigiano.
Il personaggio negli anni venne dimenticato e fu solo nel 1947 che l’Associazione Culturale Famija Pramzana (click per il sito) ne recuperò la memoria, creandone a tutti gli effetti l’originale costume giallo e blu (colori dello stemma cittadino), con il copricapo a forma di anolino, piatto principe della cucina parmigiana.
L’associazione ha negli anni affidato a diverse persone l’incarico di portare avanti e valorizzare il ruolo del personaggio, per rappresentare e promuovere a tutti gli effetti le tradizioni, la cultura, l’arte, l’eno-gastronomia della città.
Attualmente Al Dsèvod è Maurizio Trapelli che, innamorato della città e della sua ricca storia e consapevole del significato delle maschere nella storia culturale italiana, ha deciso di coinvolgere maschere di altre città e regioni per creare una Associazione Culturale che ne porti avanti le tradizioni e che sottolinei le tipicità dei rispettivi territori.
La sua proposta è stata accolta con entusiasmo e nel 2015 è nato il
Centro Nazionale di Coordinamento delle Maschere Italiane (click per visitare il sito)
L’associazione promuove, appunto, la valorizzazione dei territori nei quali le maschere sono nate, ne ricorda le origini e l’evoluzione e ne sottolinea cultura e peculiarità.
Ci racconta Maurizio-Al Dsèvod, ad esempio, di una maschera veronese chiamata Papà de’gnoco, nata oltre 450 anni fa sulla figura di un nobile della città in piena carestia, che donò la farina necessaria per gli gnocchi sufficienti a sfamare tutta la popolazione povera del suo quartiere per un anno e dispose nel proprio testamento che ogni venerdì di carnevale, agli abitanti del quartiere venissero distribuiti gnocchi e vino.
Questa è soltanto una delle tante storie che le maschere italiane ci raccontano.
Al Dsèvod ci parla di dialetto, di musica e di poesia, di teatro e di gastronomia, di Parma e di quartieri.
Grazie all’Associazione è possibile visitare, al Castello di Bardi, la mostra-museo seguita dal Prof. Marzio Dall’Acqua, una mostra “dinamica” nelle magnifiche sale del castello che presto diventerà interattiva, dando la possibilità di conoscere, semplicemente avvicinandosi ai costumi esposti, non soltanto la loro storia ma tutto il bagaglio culturale che li lega ai rispettivi territori.
L’iniziativa ha anche incontrato l’interesse del Ministero per i beni e le attività culturali ed il turismo, e si spera di potere ottenere il riconoscimento da parte dell’UNESCO.
Grazie a Maurizio Trapelli nella foto con il costume di Al Dsèvod, appassionato testimone della cultura parmigiana e delle maschere allegoriche ed alla Associazione Famija Pramzana, sempre protagonista nelle attività di valorizzazione della storia e delle tradizioni cittadine, per i racconti e le immagini.
